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Riporto l'articolo di Gabriele Chiesa con la storia della fotografia minutera

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FOTOGRAFIA AMBULANTE IMMEDIATA DI STRADA: FOTOGRAFIA MINUTERA

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La fotografia ambulante immediata è un genere fotografico di piazza praticato esclusivamente all’aperto, in luoghi pubblici ed in forma itinerante. Non ha le caratteristiche di sussiegosa prestazione professionale, ma piuttosto quelle di un’arte di strada poiché si esprime attraverso l’interpretazione congiunta, che è anche teatrale, di due protagonisti che interagiscono nella rappresentazione che unisce sul medesimo palcoscenico chi è ritratto e chi ritrae.
Fotografía minutera è il termine di antica tradizione popolare ispanica che definisce il mestiere del fotografo itinerante che opera con il processo fotografico negativo/positivo su carta.
Il procedimento, con negativo intermedio su carta, richiede pochi minuti dalla ripresa alla consegna della fotografia finita e confezionata. Questo metodo non va assolutamente confuso con quello praticato in ferrotipia che produce un positivo diretto, in inglese tintype, senza matrice negativa intermedia.
I ferrotipisti ambulanti esercitarono con successo il lavoro di fotografi ritrattisti in occasione di fiere, mercati ed in villeggiatura, presso località turistiche, balneari e termali. La popolarità del processo era dovuta all’immediatezza del risultato ed all’economia. Tuttavia le fotografie tintype, su lamina metallica laccata in nero, presentano una scala tonale molto limitata e decisamente scura, con ombre profonde e bianchi che in realtà appaiono come toni di grigio. D’altra parte i ferrotipi posseggono il grande vantaggio di essere positivi diretti unici prodotti grazie ad un singolo trattamento.
La fotografia a matrice negativa su carta richiede invece la realizzazione di una ulteriore ripresa che inverte la stampa originaria e permette di ottenere il positivo finale. Ulteriori copie possono essere ricavate rifotografando il negativo iniziale.
Pertanto la fotografia minutera è da considerare un processo fotografico autonomo a matrice negativa opaca in carta e positivo in riproduzione su carta. Altri processi possono apparire simili ed utilizzare apparecchiature similari, ma restano sostanzialmente diversi.
La fotografia ambulante immediata con negativo cartaceo è dunque un processo fotografico autonomo e la fotocamera a trattamento integrato su carta non va pertanto confusa con le apparecchiature per ferrotipia.
Non sono noti brevetti specifici che permettano di stabilire un preciso inizio per la fotografia di strada immediata con ripresa su negativo in carta ed immediata stampa positiva.
I primi brevetti relativi a fotocamere con integrata mini camera oscura per trattamento istantaneo risalgono alla fine dell’Ottocento, come quello presentato da Ladislas Nievsky nel 1891 o quello di Ramón Aramburu del 1894. Si tratta però di apparati nati per rispondere alle esigenze della fotografia di strada realizzata con il processo ferrotipico (tintype, ferrotipia). I ferrotipi trattati, brevemente lavati e subito asciugati potevano essere consegnati in pochi minuti.
Vari brevetti per le fotocamere tintype “automatiche” a trattamento integrato furono registrati negli anni verso la fine dell’Ottocento. Le “Self-contained Automatic Camera” ed i successivi apparati a funzionamento automatizzato, precursori dei chioschi fotografici con funzionamento autonomo a gettone, restano comunque diversi dalle fotocamere con ripresa negativa su carta.
Le fotocamere a trattamento integrato per ferrotipia sono funzionalmente molto simili a quelle destinate alla fotografia minutera, ma sono caratterizzate da un decisivo elemento distintivo: il braccio mobile per effettuare la riproduzione della matrice negativa.
Questo sostegno deve essere immediatamente pronto all’uso ed agevolmente messo in posizione in modo da poter rapidamente effettuare l’operazione di riproduzione in positivo.
L’asta di supporto, con un semplice meccanismo a cerniera o a perno, va spostata al momento della ripresa fotografica ed in un secondo momento riposizionata davanti all’obiettivo per la riproduzione in positivo.
La ferrotipia come metodo praticato dai fotografi ritrattisti ambulanti sopravvisse fino agli anni del primo conflitto mondiale. Le lastre pronte da usare per la ferrotipia sono prodotti industriali più costosi e meno facili da reperire della carta fotosensibile.
In un periodo indeterminato tra gli ultimi anni dell’Ottocento ed i primi del Novecento, a qualche fotografo di strada, forse a corto di lastre, sarà parso naturale utilizzare direttamente la carta fotosensibile come matrice. Il negativo in carta può essere facilmente rifotografato o stampato per contatto ottenendo il raddrizzamento dell’immagine, che nei positivi diretti tintype si presenta invece a lati invertiti, come in uno specchio. A parte l’economia e la facilità  di reperire normale carta fotosensibile e prodotti chimici che potevano essere acquistati in qualsiasi buona farmacia, il successo popolare del procedimento negativo/positivo su carta fu certamente determinato dalla buona scala tonale e dalla luminosità e contrasto del positivo, in grado di fornire un risultato decisamente più leggibile dei positivi in ferrotipia.
La rapidità del procedimento sta all’origine della denominazione di “fotografía minutera” in lingua spagnola. In francese si usa l’espressione “Photographe forain” ed in inglese “Street photographer” che però definiscono genericamente il fotografo itinerante di strada, senza indicazione del procedimento adottato per la ripresa e la stampa.
In Italia non esiste un termine specifico per indicare il procedimento di cui ci stiamo occupando. Il termine italiano che indicava il mestieri di ritrattista istantaneo ambulante è “cassettista”. Questo vocabolo fu di uso comune negli anni che precedettero la prima guerra mondiale.
In epoca contemporanea è diventato comune l’uso dei termini Afghan Box Camera,  kamra-e-faoree ed altre varianti di denominazione in uso nelle aree geografiche nelle quali il procedimento istantaneo negativo/positivo è rimasto attivamente praticato. La persistenza di questa pratica fotografica in tempi recenti ha indotto alcuni ad immaginare il procedimento sia di origine pachistana e indiana, ma non esistono fonti documentali e nemmeno fotografie in grado di dimostrare che tale fotocamere venissero usate prima della metà degli anni Novecento.
Viceversa non mancano testimonianze scritte che documentano precisamente la pratica di questo procedimento in area mediterranea fino dagli inizi del Novecento, poi estesa in area latino-americana.
Pertanto sono francamente convinto che il termine “Mediterranean Camera” non sarebbe fuori luogo.
La fotografia minutera fu probabilmente un’invenzione collettiva di fotografi ambulanti in grado di soddisfare una clientela popolare che non poteva permettersi i servizi di uno studio fotografico professionale ma anche un genere di fotografia vernacolare da consumare per gioco e divertimento immediato, così come il turista curioso apprezza il cibo di strada.
Con la diffusione generalizzata di fotocamere a basso costo, già nel secondo dopoguerra chiunque era in grado di riprendere ricordi fotografici in piena libertà individuale ed il mestiere di fotografo istantaneo di strada decadde rapidamente.
Oggi l’originalità di un procedimento fisico improntato alla materialità del prodotto può tornare a competere con l’omologazione di un gesto fotografico che non ha più la concreta presenza di un supporto da tenere in mano, osservare e mostrare, senza dipendere da uno schermo digitale.

 © 2018 by Gabriele Chiesa

Questo articolo è distribuito con Licenza
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