Riporto un magistrale articolo di Gabriele Chiesa che spiega la filosofia della fotografia minutera
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IL MERAVIGLIOSO MESTIERE DI FOTOGRAFO RITRATTISTA ISTANTANEO ITINERANTE
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La Fotografía Minutera è un’attività fotografica che integra Performance Art e Street Photography. È azione teatrale e vertice della fotografia di ritratto come impronta di presenza ed affermazione di insostituibile individualità. Ogni piccola stampa uscita dalla scatola magica della fotocamera minutera recita: IO SONO.
Magìa della scatola delle meraviglie da cui esce l’immagine senza che apparentemente vi sia entrato nulla se non la mano dell’operatore che compie gesti invisibili e sconosciuti, quasi fosse un gioco di prestigio. La fotografia minutera è gioia di essere e di mostrarsi: un’ottima cura di autostima contro la depressione. La fotografia ambulante di strada resta legata alla festa ed al gioco.
Ciò che realmente interessa agli attori di questo evento fotografico non è la semplice produzione di un’immagine che potrebbe essere realizzata in modo più comodo, economico, sbrigativo e colorato, ma virtuale e senza sostanza, con lo smartphone che tutti abbiamo in tasca. Ciò che realmente importa è la consapevolezza di sentirsi protagonisti di un avvenimento che si manifesta attraverso la celebrazione di un rito fotografico pubblico. L’esibizione esprime l’orgoglio di mostrarsi in posa. Guardate tutti: sono qui a farmi un ritratto.
La fotografia minutera richiede luogo e spazio. Richiede ritualità anche nell’allestimento e nell’azione fotografica. Richiede persino un poco di ciò che offre il luogo in cui si svolgerà la scena: l’acqua di una fontana. La fotografia minutera è Arte povera e popolare, mestiere ad alta componente umana, nata sulle rive del Mediterraneo tra gente abituata all’arte di arrangiarsi.
Fatta di luce, argento, acqua, carta e pochi sali.
Il tempo del gesto fotografico assume nelle fotografia immediata di strada un significato esteso e forte. Ci vuole tempo per capire e leggere il palcoscenico. Ci vuole tempo per decidere di mettersi in gioco. Ci vuole tempo per posare. Ci vuole tempo per l’intero processo e per giungere a quell’impronta d’argento finale sulla carta che ci racconta e che ci sopravviverà. Non c’è spazio né tempo per rubare, ma solo un tempo disteso per scambiare.
Alla fine, a ciascuno degli attori rimane fisicamente qualcosa dell’altro: un negativo da una parte ed un positivo dall’altra. Chi è stato ritratto spesso non ha nemmeno coscienza di ciò che lascia di sé perché la sorpresa del negativo su carta, matrice originale del ritratto, è presto dimenticata. Il fotografo minutero diventa un collezionista di negativi che hanno cristallizzato attimi e sguardi. Il fatto che sia necessario trascorrere del tempo insieme, chi ritrae e chi è ritratto, è fondamentale. Non si tratta di un acquisto di consumo che si compie in un attimo, pagando e ritirando subito qualcosa in cambio.
Si compra e si vende un oggetto di memoria e coscienza, ma anche un momento di autentica umanità. L’intrattenimento è qui il perno del gesto fotografico.
Si stabilisce una relazione effimera di fiducia e complicità.
La fotografa o il fotografo di strada debbono possedere qualità di sensibilità umana ed empatia che sono richieste ad un poeta, ad un attore o ad un maestro.
Non si tratta semplicemente di fare una foto, ma di approfittare di un’occasione per conoscere qualcuno, parlare, conoscere e riconoscersi.
Il piacere dell’intrattenimento verbale sta sul medesimo piano della conversazione nel negozio del barbiere o della pettinatrice oppure al bar.
A volte il tempo rilassato richiesto dall’azione fotografica diventa occasione di confronto verbale, fatto di umorismo e frasi spiritose, in una sfida tra spiriti brillanti che dà sapore ai preparativi ed all’attesa.
Come in viaggio nella medesima carrozza del treno si potevano incontrare sconosciuti a cui fare confidenze personali, coperti dall’anonimato di un incontro irripetibile, così può oggi accadere davanti alla fotocamera minutera. Consuetudini di un tempo, ora cancellate dall’impiego diffuso dello smartphone che consente a ciascuno di nascondersi e rimanere estraneo al mondo ma anche a sé stessi.
Il ritratto di strada rompe la gabbia delle norme che regolano la privacy, in quanto è il soggetto stesso a chiedere di essere ritratto e a divertirsi della curiosità dei passanti che si soffermano a godere la scena. Nella fotografia minutera tutti sono attori sul palcoscenico della strada: chi è ritratto, chi ritrae, chi guarda ritrarre.
Questa è una rappresentazione corale di un gesto fotografico collettivo.
© 2018 by Gabriele Chiesa
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